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Carità Cultura

A Sant’Agostino: la mostra che racconta il dramma degli sbarchi

9 Dicembre 2018

Giovedì sera, nella cornice del chiostro tardo quattrocentesco della parrocchia di Sant’Agostino di Ventimiglia, è stata inaugurata la mostra fotografica «Migrant bodies» del fotografo Max Hirzel, uno degli appuntamenti organizzati dalla Caritas diocesana in occasione dell’Avvento.

Il percorso espositivo è formato da scatti che descrivono l’opera svolta dalle autorità sanitarie ed istituzionali, tra le quali il policlinico di Palermo, il Labanof di Milano e varie università, per le autopsie e il riconoscimento dei migranti deceduti in mare durante le traversate. L’autore, nel presentare la mostra, frutto di due anni di lavoro, ha spiegato ai presenti quale fosse il suo intento: richiamare la coscienza della società sull’anomalia dei grandi numeri di migranti deceduti, là dove i mass media non arrivano a documentare e dove le immagini dei salvataggi, così tanto viste, hanno ormai creato assuefazione nelle persone. È necessario ridare una visione di insieme, riscoprire un modo di fare memoria, ritornare a dimostrare empatia, compassione e umanità, poter comunicare ai parenti dei dispersi la morte dei loro cari.

La serata è proseguita con un dialogo intitolato «Morire di speranza, la misericordia di seppellire i morti» che ha visto protagonisti monsignor Suetta, Abu Bakr Moretta, responsabile del Coreis per la regione Liguria, Tari Hassan, presidente del centro culturale fratellanza «Aprosio» e l’autore della mostra, moderato da don Ferruccio Bortolotto. Sono stati presentati i vari punti di vista sul tema della morte e del suffragio, sulle opere di misericordia corporale e spirituale e sull’escatologia, sottolineando i punti in comune fra la confessione islamica e cattolica e mettendo in risalto le varie peculiarità in relazione al tempo di Avvento e al prossimo Natale. Suetta ha infatti ricordato come la morte, per i cristiani, altro non sia che il «dies natalis» alla vita eterna, dove sarò possibile la «visio beatifica». Ha concluso il dialogo l’autore della mostra, evidenziando come la società odierna tenda ad esorcizzare la morte, nella quale si trova invece la radice umana che ci identifica.

La mostra «Migrant bodies» si potrà visitare fino al 21 dicembre.

Andrea Penna

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