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Sacerdoti Vescovo

Omelia Ordinazioni Presbiterali – 31 Maggio 2025

31 Maggio 2025

Festa della Visitazione di Maria –  Santuario di Nostra Signora della Costa – Sanremo

Cari Confratelli Presbiteri e Diaconi, Seminaristi, Fratelli e Sorelle,

oggi è un giorno di grazia, giorno in cui la Chiesa si fa ancora una volta grembo per accogliere due nuovi sacerdoti, chiamati non per merito, ma per amore; non per onore, ma per servizio. Celebriamo questa sacra ordinazione nel giorno in cui la liturgia ci fa contemplare la Visitazione della Vergine Maria: un mistero di incontro, di gioia e di comunione. Oggi la liturgia ci fa dono di un Vangelo speciale, ed è carica di significato questa festa liturgica come cornice per un sì definitivo al Signore, nel ministero sacerdotale.

Maria si alza e va in fretta, narra il Vangelo: non la fretta ansiosa di chi scappa o vaga incerto, ma la prontezza di chi è abitato dallo Spirito. È la fretta della carità. Maria porta Gesù nel suo grembo, ma non lo tiene per sé: lo porta a Elisabetta. Questa è la prima missione di ogni sacerdote: portare Cristo, non sé stessi, non un’idea, non un progetto… ma Cristo. La Visitazione è, prima di tutto, un gesto di missione: Maria, portando in grembo il Verbo fatto carne, si mette in cammino non per un semplice viaggio di cortesia, ma per servire, per portare la presenza di Dio, per condividere una gioia che non può restare chiusa dentro. Così anche voi, cari don Giovanni e don Beniamino, oggi venite configurati a Cristo pastore, per essere uomini di cammino, di servizio, di incontro.

Non c’è spazio per la lentezza, l’indifferenza, il rimandare. Chi ha incontrato Dio e porta dentro di sé la sua presenza non può restare fermo: “l’amore di Cristo ci spinge” (2 Cor 5, 14).

Cari Beniamino e Giovanni, la vostra vita da oggi dovrà essere ancora di più una Visitazione permanente: ogni passo, ogni parola, ogni gesto del vostro ministero saranno autentici nella misura in cui sarete trasparenza di Cristo. Come Maria, siate persone che ascoltano prima di parlare, che servono prima di essere serviti, che si fanno piccoli per lasciar spazio alla grazia divina.

Il sacerdote non è un funzionario del sacro, ma un uomo visitato da Dio che diventa a sua volta visitazione. Il vostro ministero sarà autentico nella misura in cui sarete capaci di alzarvi e andare  verso tutti, verso i cuori feriti, verso molte domande non dette. “Guai a me se non predicassi il vangelo!”, affermava San Paolo (1 Cor 9, 16).

Non vi sarà chiesto di avere tutte le risposte, ma di farvi prossimo, di portare Cristo con voi, come Maria lo ha portato nel grembo e, prima ancora, nel cuore mediante la fede.

Elisabetta riconosce in Maria non solo una cugina, ma una portatrice del Signore. E il bambino sussulta di gioia. Si manifesta una fraternità nuova non legata a vincoli di sangue o a disparate  consorterie, ma fondata sulla comune esperienza del dono della salvezza.  Dove c’è autentica presenza di Dio, nasce la gioia, quella che non delude. Il sacerdote è chiamato a essere strumento di questa gioia: non la sua, ma quella del Vangelo. E lo fa non con parole vuote, ma attraverso la sua stessa vita, attraverso la coerenza, l’umiltà, la misericordia.

Non avrete bisogno di farvi notare: sarà Cristo in voi a parlare, se gli lascerete spazio. E quando gli altri incontreranno il Signore attraverso la vostra persona, vi accorgerete che la missione ha compiuto il suo scopo: Dio si è fatto vicino.

Maria non va da sola. Ella, pur unica nella sua missione, non è mai isolata. Porta il Figlio di Dio, ma si reca in casa di un’altra donna, Elisabetta: è il mistero della comunione. Oggi voi siete ordinati insieme. Non è solo una coincidenza: vorrei coglierlo e lasciarvelo come un segno profondo da vivere nell’ambito più ampio del nostro presbiterio diocesano. Il sacerdozio, per sua natura, non è mai solitario. È sempre comunione. È fraternità. È corpo.

La comunione presbiterale non è solo un’alleanza tra amici o una semplice collaborazione funzionale. È dono che viene dall’alto. È partecipazione concreta al sacerdozio di Cristo, unico Sommo Sacerdote. Non esiste comunione vera tra i sacerdoti se non è radicata in Lui. Gesù è il centro, il fondamento, la misura del nostro essere preti.

Don Beniamino, don Giovanni, custodite anche voi questa comunione con i confratelli come si custodisce una cosa fragile e preziosa. Non lasciate che la competizione, il giudizio, la solitudine o l’attivismo la corrodano. Cercatevi. Ascoltatevi. Pregate insieme. Celebrate insieme. Portate i pesi gli uni degli altri. Perché la bellezza del sacerdozio fiorisce solo in un presbiterio che ha il volto dell’amicizia in Cristo.

E quando sarà difficile — perché lo sarà — ricordate che la prima comunione da custodire è quella con Lui, il Crocifisso Risorto. Senza questa, ogni altra comunione si sfilaccia. Ma con questa, anche le ferite diventano porte di grazia.

Maria, nella casa di Elisabetta, canta il suo Magnificat. È il canto dei poveri, dei piccoli, di chi sa che tutto viene da Dio. Fatelo vostro. Siate sacerdoti del Magnificat, uomini che cantano perché Dio ha guardato alla vostra piccolezza e ha fatto grandi cose.

Il Magnificat non è solo una preghiera, è un manifesto di fede e di missione. È la lode di chi ha visto Dio agire e si fida della sua promessa. Anche il vostro ministero dovrà essere un Magnificat: servizio che diventa canto, annuncio che nasce dalla gratitudine.

Non mancheranno i momenti di fatica, le incomprensioni, le solitudini. Ma se terrete vivo il fuoco della lode, se continuerete a riconoscere i segni dell’azione di Dio nel quotidiano, allora sarete sempre presbiteri missionari, secondo il cuore del Vangelo, capaci di scorgere e mostrare la potenza di Dio nelle pieghe di una storia segnata da tragedie e fragilità.

E noi, popolo di Dio, vi affidiamo alla Madre. Che la Vergine in visita vi insegni ad “andare in fretta”, ma sempre con Cristo nel cuore. E che ogni casa, ogni parrocchia, ogni incontro che vivrete da oggi in poi renda concreto un luogo dove la gioia del Vangelo salta nel grembo del mondo.

Carissimi don Giovanni e don Beniamino, oggi Maria vi prende per mano e vi accompagnerà sempre nel sacerdozio che oggi assumete. Vi insegna lo stile del discepolo missionario: camminare, servire, lodare. Il mondo ha bisogno di preti così: non padroni della fede, ma testimoni della gioia (cfr. 2 Cor 1, 24); non organizzatori, ma uomini abitati da Dio; non funzionari, ma fratelli e compagni di strada.

Come Maria, andate anche voi “in fretta”, perché Cristo che portate dentro è atteso dal mondo.

+ Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia – San Remo


Nei prossimi giorni sarà pubblicato l’album fotografico completo e il video della Celebrazione.

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