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Il diario di Lourdes 2018

1 Luglio 2018
PRENDERSI CURA GLI UNI DEGLI ALTRI
A Lourdes il 50° pellegrinaggio diocesano. Quattro generazioni insieme attorno alla Vergine.
Si è concluso sabato scorso il pellegrinaggio d’oro della diocesi a Lourdes, il 50° promosso ininterrottamente dal 1968 dall’Opera diocesana pellegrinaggi.
Circa 250 fedeli, guidati dal vescovo Antonio Suetta, hanno raggiunto il Santuario dei Pirenei dove, per una settimana, dal 25 al 30 giugno, hanno vissuto un’intensa esperienza umana e spirituale.
Numeri significativi per l’edizione giubilare: 55 ammalati, assistiti da 80 dame e barellieri, a cui si sono affiancati oltre 20 mini-dame e mini-barellieri, e un centinaio di pellegrini.

Un fitto calendario ha scandito le giornate: dalla Messa alla grotta, alla Messa internazionale, con la via Crucis, la liturgia penitenziale, la processione eucaristica e il Rosario aux flambeaux. Un intenso afflato spirituale ha attraversato uomini e donne di diversa età – quattro le generazioni presenti –, universi di storie differenti che si sono incrociate a vari livelli.

Alcuni tra i volontari: Giuseppe, ex ispettore di polizia, Dino, brigadiere della Guardia di Finanza, Damiano, venuto con la moglie, i 4 figli e la suocera, Paolo, che ha rinunciato al suo lavoro per poter essere presente, la folta schiera delle dame, donne generose che hanno offerto il loro genio femminile, capace di condire con il sapore della familiarità e lo spirito materno anche le giornate più faticose, e poi i seminaristi, che hanno voluto imparare nel servizio ai più bisognosi lo stile di Gesù.
Ancora medici e infermieri, in servizio gratuito, anche di notte.
Tra i più piccoli: Francesco, che da grande vuole fare il carabiniere, Andrea, che studia medicina, Syria che studia al liceo, Alessandra, che sogna di diventare una cantautrice.
Spaccati diversi anche tra gli ammalati: don Umberto, che cinquant’anni fa diede vita a questa tradizione insieme a Edda, che è venuta tutti gli anni come dama, ma che da due anni vive in carrozzella, Adriana, 84 anni, per la prima volta a Lourdes, che non riesce a trattenere un lungo pianto, Margherita, venuta per ringraziare la Madonna per i suoi 90 anni, Nicola, che dopo tanti anni da barelliere è passato «dall’altra parte della barricata», Leonard, 33 anni, che cerca la forza per superare i traumi di un grave incidente che lo ha paralizzato.

Una straordinaria ricchezza umana, potenziata dal ritrovarsi insieme, braccio a braccio, nella condivisione di momenti spirituali, alimentata dalla grazia dei Sacramenti e dalla preghiera, nello splendore delle liturgie coralidi Lourdes, cementata dalle piccole faccende quotidiane (dall’aiuto per lavarsi o vestirsi, all’assistenza per portare il cibo alla bocca) e dalle occasioni di fraternità, come la «cena italiana» nell’attico panoramico dell’Accueil o l’animazione «in strada» con canti, balli e musiche intergenerazionali.

Martedì pomeriggio i fedeli della diocesi hanno piantato nel giardino del Santuario di Lourdes un albero, in ricordo dei 50 anni del pellegrinaggio, mettendo così anche fisicamente le radici in una storia di fede che dura da 160 anni. Ai fondatori e a chi ha prestato servizio nell’Opera diocesana pellegrinaggi è stata donata una pergamena ricordo. Il direttore, don Ferruccio Bortolotto, ha richiamato il significato del gesto: «questa piccola pianta che oggi poniamo nella terra ci ricorda che siamo chiamati a custodire e a curare la nostra vita interiore, imitando Cristo».

Volontari che hanno ricevuto più di quanto hanno dato, ammalati che hanno sperimentato tanta cura e tante attenzioni nei loro confronti, giovani ragazzi che hanno scoperto nella dimensione del servizio un orizzonte di significato autentico per la loro vita: sono questi i miracoli della Vergine di Massabielle, come ha detto il vescovo Suetta: «Ancora una volta abbiamo bisogno che Maria ci faccia dono del suo sguardo, dei suoi stessi occhi, per vedere le cose così come le guarda Dio, per capire che siamo amati. E imparare da Lei la capacità di portare i pesi degli altri. Qui a Lourdes i fratelli ammalati sono un dono prezioso per capire queste cose e tornare a casa come testimoni della vera gioia. Considero infatti il lavoro dei volontari come un allenamento per quello che la vita cristiana ci chiede ogni giorno».

Al termine del pellegrinaggio i fedeli hanno offerto un grosso cero, che continuerà ad ardere per le preghiere e le intenzioni di tutta la nostra diocesi.
Intanto, due pellegrini hanno già detto che torneranno a Lourdes il prossimo anno, ma come volontari.

ALESSANDRO SCACCIANOCE

 

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