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Carità Cultura

Obiezione di coscienza alla costruzione di armi

9 Dicembre 2018

Mercoledì a Sanremo si è ragionato sull’obiezione di coscienza di coloro che si rifiutano di lavorare nella produzione di armi benché, come avviene a Domusnovas, in Sardegna, questa occupazione appaia l’unica opportunità di esercitare il diritto al lavoro. È la Rwm l’azienda che produce le bombe che, dall’aeroporto civile di Cagliari, giungono in Arabia Saudita e vengono utilizzate in Yemen contro i ribelli appoggiati dall’Iran. In ballo il controllo del traffico commerciale, in particolare del petrolio, tra il Golfo di Aden e il Mar Rosso.

La conseguenza uno dei peggiori drammi umanitari del mondo: 22 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza (su 28 milioni di abitanti), 33.000 morti negli ultimi due anni. Il prezioso contributo alla riflessione è venuto da Cinzia Guaita, del movimento dei Focolari e portavoce del Comitato riconversione Rwm Italia, e da Carlo Cefaloni, giornalista e redattore di Città Nuova, ospiti della Caritas diocesana al primo appuntamento del tempo di Avvento. La volontà di riconvertire, non solo lo stabilimento della Rwm, ma anche la nomea della Sardegna, oggi isola delle bombe, ha già unito oltre venti realtà associative e centinaia di singole coscienze.

Le possibilità e i fondi per cambiare si possono trovare, serve le volontà di ripensare l’economia locale e nazionale. Un dettagliato rapporto sul mercato mondiale della armi dimostra infatti che l’Italia, che costituzionalmente ripudia la guerra, è al nono posto della classifica dei dieci maggiori esportatori di ordigni bellici. Ne sono responsabili anche il Ministero della difesa e la Direzione nazionale degli armamenti, a volte anche per l’inosservanza della legge 185/90, che vieta la vendita di armi ai paesi in guerra e che negano i diritti umani.

L’esempio di dissenso non violento di Alessio Lanfaloni che, ad Assisi, alla presenza del Presidente Gentiloni ha esposto lo striscione «Basta ipocrisia, no armi ai sauditi» ed è stato allontanato dalla Digos, ha concluso l’incontro, ma ha forse conquistato qualche nuovo consenso.

Silvia Carlino

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