Diocesi Ventimiglia – Sanremo

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Liturgia Vescovo

Omelia Messa Crismale 2023

6 Aprile 2023

Eccellenza carissima,

Confratelli Presbiteri e Diaconi,

Seminaristi,

Religiosi e Religiose,

Cresimandi e Fedeli tutti, la solenne celebrazione odierna ci conduce dinanzi al “testimone fedele” (Ap 1, 5), dal quale soprattutto noi, chiamati sacerdoti del Signore e detti ministri del nostro Dio (cfr. Is 61, 6), possiamo e dobbiamo attingere luce e forza per il ministero, che ci è stato affidato.

Stiamo dinanzi a lui con tutto il bene del nostro cuore, portando l’amore e la tribolazione del nostro santo popolo e con le mani colme di preziosi e faticosi frutti insieme alle debolezze e alle infedeltà, che infiacchiscono il nostro lavoro per il Regno.

Davanti a questo “testimone degno di fede” vogliamo prima di tutto chiedere perdono per i nostri peccati: per quelli che, nel segreto del nostro intimo, tolgono freschezza e slancio alla splendida avventura della vocazione e al servizio pastorale, e per quelli che, evidenti agli occhi della nostra gente, feriscono con il veleno dello scandalo e deturpano il volto splendente della sposa del Signore.

La misericordia del Signore restituisca ancora una volta credibilità alla nostra parola e alla nostra vita affinché tutto il servizio pastorale profuso per il popolo santo di Dio venga accolto come degno di fiducia e possa fruttificare nel cuore dei credenti secondo la misura e la potenza della grazia di Cristo.

Insieme all’umile implorazione della clemenza divina per i nostri peccati vogliamo anche scambiarci un cordiale. sincero e affettuoso perdono reciproco, riconoscendo le nostre vicendevoli mancanze e, soprattutto, rinnovando lo stupore e la gratitudine per la nostra fraternità.

Questo tempo di sinodo ci ricorda con particolare intensità che, se abbiamo bisogno di numerosi presbiteri per le molteplici esigenze ecclesiali, ancor di più abbiamo necessità di “presbiterio” sia per dare forza alla testimonianza sia per resistere agli attacchi disgreganti del maligno.

Per primo faccio volentieri dinanzi a voi il gesto di chiedere perdono dal profondo del cuore per ogni mia mancanza e di perdonare gioiosamente ogni eventuale torto ricevuto. Invito anche ciascuno di voi a fare lo stesso gesto con ogni confratello affinché il nostro cuore sia purificato da ogni risentimento e libero per continuare a camminare sui passi del Maestro a servizio del Vangelo e della Chiesa; avremo poi tempo e modo per dare visibilità a questo momento di riconciliazione con gesti concreti di pace.

Questa santa liturgia è caratterizzata dalla benedizione degli oli per i catecumeni e per gli infermi e dalla consacrazione del crisma; procederemo a questo rito dopo aver rinnovato solennemente le promesse sacerdotali davanti al nostro popolo.

Il nesso tra questi due gesti è di grande intensità: il Signore affida i suoi doni per la santificazione degli uomini a povere mani di discepoli, deboli e fragili, che tuttavia consegnano nelle sue mani il dono di tutta la loro esistenza.

Conosciamo purtroppo bene la debolezza umana e siamo consolati dalla grazia dei sacramenti che, ottenendoci conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, ci liberano da ogni malattia, angoscia e dolore, e che, illuminandoci con la sapienza, ci conducono a comprendere più profondamente il Vangelo di Cristo,  affinché sostenuti dalla sua potenza, assumiamo con generosità gli impegni della vita cristiana; fatti degni dell’adozione a figli, gustiamo la gioia di rinascere e vivere nella Chiesa.

Ancor di più rinnoviamo con gioia la consapevolezza che tutta la vita cristiana è mistero di appartenenza e consacrazione al nostro Signore Gesù Cristo, mistero che penetra e santifica tutta la nostra esistenza, perché liberi dalla nativa corruzione, e consacrati tempio della tua gloria, spandiamo il profumo di una vita santa.

I santi oli evocano luce, calore, vigore, richiamando al nostro cuore soprattutto la letizia splendente di una Chiesa santa e la grazia della fraternità, che vorremmo sempre poter condividere in tutti gli ambiti della umana esistenza.

L’olio della gioia e della consolazione del Signore sia balsamo per la nostra fatica e antidoto allo scoraggiamento. La vita della Chiesa ci interpella profondamente e ci scuote, talvolta anche per un senso di delusione che avvertiamo di fronte all’inconsistenza di risultati attesi e pretesi secondo tempistiche e modalità tutte nostre. Siamo spesso tentati di “prendere decisioni” con l’impressione di trovarci davanti ad un bivio: da una parte la possibilità di fare come si è sempre fatto sperando esiti migliori e dall’altra innovare cercando soluzioni pastorali inedite e aggiornate immaginando un cristianesimo nuovo.

Una tensione del genere rischia di logorarci e, peggio ancora, quando si ha l’impressione che le cose funzionino, di illuderci.

Questa celebrazione, conducendoci alle fonti della vita cristiana, ci restituisce la più vera immagine della Chiesa, che è madre; al centro della sua vita e del suo mistero c’è infatti la maternità e la generatività: in questo consiste il senso compiuto della missione.

È nella rivelazione del mistero di Cristo che l’umanità può ritrovare la strada di una vita buona e autentica.

Scrive San Benedetto che Dio si aggira in mezzo alla folla e grida il suo desiderio di trovare un uomo che voglia la pienezza della vita e desideri giorni felici. Quest’uomo Dio lo cerca come ‘suo operaio’, come uno per il quale ha già stabilito un compito; la condizione per essere utili a Dio non sono delle capacità o qualità ma semplicemente il desiderio della pienezza della vita: “Il Signore, cercando tra la moltitudine il suo operaio, dice: ‘C’è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?’ (Salmo 33,13). Se tu rispondi ‘Io’ Dio ti dice: se vuoi avere la vita vera ed eterna, trattieni la lingua dal male e le tue labbra non proferiscano menzogna; fuggi il male e fa il bene, cerca la pace e seguila. Che cosa potrebbe esserci per noi di più dolce, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, nella sua misericordia il Signore ci indica la via della vita” (cfr. Regola – prologo n. 15). All’origine di tutto non c’è quindi il desiderio di felicità del nostro cuore, ma Dio che desidera la pienezza della nostra vita, Dio che si fa mendicante del desiderio di felicità del cuore dell’uomo.

I segni di questa liturgia di lode sono straordinari e più che sufficienti per ricondurci alle sorgenti della vocazione e della missione.

Ad essi tuttavia oggi desidero accostare due “pro memoria” – chiamiamoli così – per indicarvi una via da percorrere insieme accogliendo e coltivando come un tesoro prezioso il dono della nostra fraternità.

Al termine della celebrazione a ciascuno verrà consegnato il “celebret” nella nuova edizione: vorrei che non significasse soltanto uno strumento burocratico, ma che la foto e i dati personali ci ricordassero costantemente di essere stati scelti perché amati, conosciuti e chiamati per nome.

Vi consegnerò anche un piccolo sussidio pastorale “Itinerari catecumenali per la preparazione al Matrimonio” del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, non tanto per riprendere il tema della preparazione al Matrimonio, che faremo nelle sedi e nei tempi adatti, quanto piuttosto per suscitare in ciascuno di noi una profonda attitudine a farci compagni di viaggio dei fratelli nella fede che ci sono affidati, curando non tanto strategie e scadenze, ma sostenendo il loro cammino di vita con la condivisione, la pazienza e lo slancio dell’amore; dalla lettura di questo testo potremo attingere una visione di attività pastorale oggi sempre più necessaria per la nostra gente spesso smarrita e distratta.

Desidero infine invitare a stringerci in un rinnovato impegno di preghiera gli uni per gli altri: la vera amicizia fraterna che desideriamo, il fervore di un apostolato credente e generoso e la sapienza pastorale delle scelte giuste e delle decisioni buone possono soltanto provenire da una preghiera fiduciosa e assidua.

Esorto me stesso insieme con voi a ricentrare nella preghiera tutta la vita e la missione ritrovando in essa il gusto delle cose di Dio, la gioia di essere totalmente suoi, la pazienza nel perdono reciproco, la carità della vera collaborazione pastorale, la forza nel combattimento e le soluzioni più vere alle sfide che siamo chiamati ad affrontare.

In questo patto di unità nella preghiera coinvolgiamo il più possibile i nostri amati fedeli invitandoli al Rosario, all’Adorazione Eucaristica e alla Lectio divina nella semplicità della quotidiana vita parrocchiale.

La Beata Vergine Maria, Madre dei Sacerdoti e Regina degli Apostoli, ci ammaestri nella preghiera e ci insegni la docilità del cuore affinché davvero possiamo ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa (cfr. Ap 2, 11).

+ Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia – San Remo

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