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Carcere: semi che fruttano

24 Aprile 2020

Le restrizioni portate dal virus SARS-COV-2 alla nostra vita privata sono state molteplici, ma se pensiamo alle persone detenute nelle carceri , la situazione è ancora più penalizzante: l’interruzione di ogni attività  ha comportato il divieto di ingresso  di insegnanti e volontari e quindi la sospensione di tutte le iniziative didattiche e ricreative. Tutto questo è avvenuto in fretta, noi volontari che settimanalmente ci recavamo in carcere siamo rimasti disorientati, dopo un primo momento di incertezza  abbiamo deciso di far sentire la nostra vicinanza alle persone detenute  attraverso la corrispondenza,  e come capita sempre nelle attività di servizio,  è più quello che abbiamo ricevuto di quello che abbiamo dato; per questo  abbiamo deciso di dare voce alle parole e ai pensieri di alcuni di loro :  “Esistono delle persone che hanno preso coscenza del perchè si è in carcere e per questo affrontano il momento drammatico dell’epidemia rendendosi disponibili per gli altri: io lo faccio con molto piacere, questo mi fa stare bene, non è facile gestire tutte le culture diverse, ma la grinta e la determinazione non mi mancano, vado avanti per il bene di tutti; tutto questo caos ci ha trovati impreparati, ma siamo Italiani e non ci arrendiamo” afferma  Fortunato. Mouriz, di nazionalità serba scrive così: “prego per voi e per tutto il mondo, perchè è brutto sentire parlare di morti; ora che mi resta meno di un anno spero sinceramente che mi diano la possibilità di potervi aiutare con la mia presenza e di poter aiutare pure il prossimo come voi mi avete aiutato”.  

Nella cappella del carcere ogni sabato pomeriggio,  alla presenza di Don Alessio,  si svolge la Santa Messa, ora sospesa: ” in questi giorni pensavo alla nostra chiesa, non puoi immaginare quanto mi manca, a volte passo lì davanti, mi faccio il segno della croce, penso a quando eravamo tutti insieme a pregare, ma tornerà”… ricorda con affetto una delle tante persone che partecipavano alla Santa Messa.

“Vi esorto a tenere duro e fare tutto il possibile per proteggervi dal Covid che è veramente una brutta bestia, e prego per voi e vi penso spesso; voi volontari ci avete dato tanto e vi voglio veramente bene, ma credo che voi lo percepiate” scrive con affetto Steves e ci confida anche un suo particolare progetto: “quando uscirò di qui, mi piacerebbe fare un centro per anziani, vorrei farli stare insieme, ballare, intrattenerli con film e animazioni, oltre ovviamente a curare la loro salute: ho capito che gli anziani sono l’anello più debole della nostra società, soffrono molto la solitudine, spesso vengono dimenticati dai loro famigliari, insomma hanno bisogno di un posto dove avere affetto, sostegno, per poter passare gli ultimi anni di vita in compagnia di persone che gli stiano davvero vicino senza voler da loro qualcosa in cambio”.

Noi volontari svolgiamo un corso di lettura  e a questo proposito Fortunato scrive così: “oggi ci siamo ritrovati quasi tutto il gruppo di lettura: è stata una casualità, abbiamo parlato della preghiera che Papa Francesco ha espresso per tutto il mondo; tutti hanno pregato dentro di loro, non li ho mai visti così seri e riflessivi, non ti nascondo che mi hanno emozionato; dopo due anni di percorso, non avrebbe avuto senso partecipare ad un corso  e non essere coerenti in questo importante e difficile momento. Ci piacerebbe organizzarci per continuare tra di noi questo cammino”.  A questo proposito abbiamo pensato che invieremo settimanalmente una lettura con alcune domande riflessive,  perchè una  domanda può suscitare un interrogativo che può alimentare la curiosità e tenere vivo il legame che in questi due anni siamo riusciti ad ottenere anche attraverso la costanza del nostro servizio fatto di gratuità, seguendo quell’opera di misericordia che è “visitare i carcerati” e trovando la nostra gratificazione in quest’ultima frase: “mi dà felicità sapere che lì fuori ci siete voi a pensarci”.

Ilaria Pini

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