Venerdì 4 Ottobre – Prima LECTIO DIVINA predicata dal Vescovo Antonio

Diocesi Ventimiglia – Sanremo

sito della Diocesi di Ventimiglia Sanremo

Seminario

Rito di Ammissione

8 Maggio 2017

Una lectio molto particolare quella di venerdì scorso, celebrata nella concattedrale di San Siro, a Sanremo, durante la quale si è celebrato il rito di ammissione agli ordini per tre dei seminaristi della nostra diocesi.
La sollenità della liturgia ha voluto sottolineare un momento così importante per chi ha scelto di consacrare tutta la propria vita a Dio.

La parabola al centro della meditazione del nostro vescovo Antonio è stata quella dei talenti dell’evangelista Matteo.

Essa si accosta a quella delle dieci vergini che aspettavano lo sposo. Tema in comune ai due racconti evangelici è quello del «ritardo»: il ritardo dello sposo ed il tempo lungo del viaggio del padrone, a significare il ritardo del ritorno del Signore.
L’accento della parabola dev’essere posto sul servo che non ha nulla da restituire al suo padrone.

Il tema del racconto si declina, da una parte, con la paura che tutti noi proviamo nella vita, in modo più o meno profondo e dall’altra parte con la vicinanza, come reazione alla paura.
Essa provoca nell’uomo due reazioni principali: la difesa e la paralisi. Se con la difesa cerchiamo di non soccombere al pericolo, la paralisi ci rende impotenti all’azione. Ed è la paralisi la reazione del terzo servo della parabola.

Tante sono le paure che oggi nutriamo, per il senso di precarietà del presente e di incertezza verso il futuro. Dal punto di vista dell’orizzonte religioso esse possono però essere riassunte in unica grande paura che affligge gli esseri umani: la paura della morte e qualche volta la paura di Dio.

Ma il Signore, a cominciare da Mosè, si è manifestato misericordioso e compassionevole e siccome l’uomo faceva fatica a riconoscerlo, ha mandato il suo unico figlio a rivelare il suo volto e a dire che Dio non rappresenta una minaccia, ma una buona novella.
Dio non ci investe di chissà quali compiti, ce ne dà uno solo: vivere nella luce della risurrezione. Dio non ha esitato a sacrificare suo figlio in un’esperienza d’amore verso gli uomini, perché fossero liberati dalla morte.

Il vescovo si è rivolto quindi ai tre seminaristi. «Vi auguro che tutto il vostro cammino di discernimento del disegno di Dio sulla vostra vita, avvenga sotto la luce della risurrezione e che voi ne siate convinti testimoni».

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